FULVIO PEPE con il testo GYULA si aggiudica la vittoria della Quindicesima Edizione – Anno 2009 del Premio Enrico Maria Salerno per la Drammaturgia, premio che si è ormai consolidato come una delle manifestazioni di maggior prestigio a sostegno della drammaturgia. Il vincitore è stato scelto tra una rosa di 150 testi pervenuti e la giuria ha individuato sette Autori finalisti: Sibilla Barbieri, Marcello Isidori, Bruno Enrico Longhini, Francesco Mistretta, Pierpaolo Palladino, Fulvio Pepe, Francesca Sangalli.
La Giuria è stata composta da Laura Andreini Salerno, Maurizio Barletta, Benedetta Buccellato, Fabio Cavalli, Massimo Mascini, Giovanna Marinelli, Luciano Meldolesi, Giorgio Patrizi, Carlo Maria Pensa, Andrea Porcheddu, Aggeo Savioli.
Dopo la proclamazione del vincitore è andato in scena il testo vincitore della scorsa Edizione: AGOSTO ’44: LA NOTTE DEI PONTI, di Ugo Chiti e Massimo Salvianti, per la regia dello stesso Chiti.
La manifestazione è realizzata con il sostegno dell'Assessorato alle Politiche Culturali e della Comunicazione del Comune di Roma e dell’Assessorato alle Politiche Culturali della Provincia di Roma.
Ecco le motivazioni che hanno portato la giuria ad aggiudicare la vittoria a Gyula di Fulvio Pepe
GYULA è quasi un racconto di favola. In un paese lontano vive un ragazzo affetto dalla sindrome di Down, amorevolmente cresciuto e protetto da mamma Rosa. Il vicinato è raccolto intorno a poche strade, un piccolo bar, una vecchia cava di pietra. I nomi dei personaggi rimandano ad una provincia dell’est Europa: Herda e Banda, i cavatori, Laci il capo cantiere, Karez il tranviere, Bela il barista, Vizty l’ubriacona, il povero Maestro Jani, violinista con l’artrite alle mani e sua moglie Marika, infine il mitico governatore della provincia, da cui dipende buona parte dei destini della comunità… Con questi elementi Fulvio Pepe, mette in scena le piccolissime avventure della vita quotidiana: speranze, timori, gioie, persino l’amore. Tutto in scala ridotta, più piccola del reale. Quasi un plastico giocattolo della scena della vita.
La bravura dell’autore sta nel fatto che questa favola minima riesca a rivelarci un intero universo: psicologie, rapporti, destini intrecciati, che rappresentano un frammento compiuto di umanità. Attraverso la leggerezza della favola, Pepe riesce sul serio a parlare alla mente e al cuore di chi legge, lo attendiamo ora alla prova del palcoscenico.
Laura Macnini
Teatro